Consegnato il Premio Salvator Gotta 2017. Una conferenza sulla soaltà di Peralta
Si è tenuto il 20 aprile presso il Megastore Mondadori di Palermo l’incontro dal titolo “Guglielmo Peralta e la soaltà”; i partecipanti hanno avuto modo di conoscere il poeta e scrittore Guglielmo Peralta, autore del libro “La via dello stupore nella visione est-etica della soaltà”, pubblicato da Thule edizioni.
Durante l’incontro ha avuto luogo la consegna del Premio alla cultura intitolato a Salvator Gotta, istituito dall’Empire International Club e giunto nel 2017 alla trentottesima edizione.
Ha coordinato la manifestazione Vito Mauro che, dopo aver salutato il pubblico ed introdotto il tema, ha presentato i relatori: Arturo Donati, Salvatore Lo Bue, Antonio Martorana e Tommaso Romano.
Peralta è un poeta, saggista e docente; è autore della silloge poetica “Soaltà” e della silloge “Sognagione” e fondatore della “rivista della Soaltà”, nata nel 2004, ed è autore di romanzi, testi e di recensioni.
Guglielmo Peralta è uno scrittore letto e apprezzato per il suo inconfondibile stile in cui i sogni e la realtà si fondono, associando lo stupore all’emozione, creando degli inusuali scambi emozionali tra lettore e scrittore; ecco l’intima essenza della cosiddetta “soaltà”: sogni e realtà quindi insieme in un’unica immagine dell’anima.
Dalla creazione del concetto di “soaltà” si evince anche la palese vocazione nel coniare neologismi all’interno delle cui strutture si celano immagini del mondo esterno e dell’interiore, con le proprie conformazioni che diventano presto segni immediati di comprensione.
Come ha spiegato Arturo Donati nel suo intervento “Peralta pratica più linguaggi con lo stesso stile ed ha il pregio di essere uno scrittore che merita di essrere riletto, privilegio di pochi artisti; egli apre lo scenario di cosa sia veramente la realtà, percorrendo le vie dello stupore; difendere lo stupore significa difendere la vita stessa”.
La crisi delle parole è espressa dai più grandi poeti ma un uso eccessivo del neologismo è un atto di sfiducia della parola, in sintesi il neologismo è la più sana delle malattie della poesia.
A seguire il prof. Tomaso Romano ha sottolineato come oggi sia necessario fare in modo di onorare e di parlare non soltanto di artisti o autori non più in vita ma sia urgente conoscere, valorizzare e divulgare l’opera di valenti scrittori che giorno dopo giorno sono impegnati nel mondo della letteratura e dell’arte.
E l’opera di Peralta è assolutamente meritevole di attenzione e di una approfondita conoscenza; “ma il sogno e la realtà quante volte sono state coniugate ? Anche Aristotele, autore per eccellenza della realtà, scrive ben due opere sul sogno”, ha ricordato il prof. Romano.
“La vita di relazione è fatta anche di maschere, apparenze, ironia; due vite scisse ma legate, non c’è una diminuzione di unità e di funzione. Virtù e conoscenza tra realtà e sogno, speranza che fa l’uomo in terra pellegrino dello spirito, lo spirito della bellezza che imprime il senso della vita; ecco la vera essenza dei sogni”. Così termina l’intervento di Romano che chiosa su una “cosmica bellezza che va praticata oltre che cantata”.
Nell’intervento del prof. Antonio Martorana sono stati accentuati i concetti di opera d’arte, “che è il mondo e la vita stessa”, e di bellezza che, coniugata in “est-etica”, rappresenta la vocazione primaria dello scrittore.
Tutto caratterizzato dal neologismo caratteristico di Peralta: “le nuove parole sono ancelle e angeliche messaggere di un pensiero nuovo” ed assumono una “posizione mediana tra la realtà sensibile e quella intellegibile”.
Il prof. Salvatore Lo Bue approfondisce la distanza, ma anche la simbiosi tra sogno e realtà: essi sembrano in contrasto ma in sintesi il sogno diventa creativo, si riesce a rendere vivo ciò che è stato sognato e si riesce a sognare ciò che si è vissuto nella realtà, ricordando le opere di Calderon de la Barca e di Miguel de Cervantes e i personaggi di Prospero o del Mago Cotrone, rispettivamente presenti nella Tempesta di Shakespeare o nei Giganti della montagna di Pirandello.
Tutti elementi presenti in Fedro e nel Fedone di Platone, ma anche intellegibili in Aristotele nella cui opera si evince che l’essere e il nulla coincidono nel divenire; ecco quindi che il reale e il sogno coincidono nel divenire delle parole, generando quindi poesia.
“Noi non siamo altro che il contrasto tra la mente che sogna e il corpo che non può permetterselo, abbiamo quindi l’anima che sogna e il corpo che vive”, continua Lo Bue parlando dei neologismi come di una infinita serie di semanticità nuove, “una nuova dimensione fortemente e radicalmente mistica e moderna”, concludendo affermando che “tutte le scale della soaltà sono analizzate come le scale del clavicembalo ben temperato di Bach”.
Conclude la conferenza Guglielmo Peralta parlando proprio della “soaltà” che assume la triplice caratteristica di essere eponima, epifanica e trina; “non c’è una verità assoluta, ed un esempio ne sono le teorie Freud e di Jung”; esiste invero una conoscenza ampia e profonda che genera a sua volta la necessità di neologismi in quanto ogni lingua è un’evoluzione della lingua madre.
Durante l’incontro Pippo Romeres ha letto alcune poesie dell’autore e il Maestro Aldo Mausner si è esibito al violino.
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