martedì 19 settembre 2023

 

Tino Traina

 

IL TEATRO DELLA SOALTÀ DI GUGLIELMO PERALTA

 

 

Se Guglielmo Peralta non avesse intrapreso la strada indicatagli dalla sua vocazione di poeta-filosofo o filosofo-poeta, a seconda dell’argomento in cui ha deciso di impegnarsi, avrebbe sicuramente intrapreso la carriera di chirurgo oculista con sala operatoria “dietro le quinte dell’occhio”, dove viene estratta la parola.

L’operazione non è semplice perché richiede che la parola subisca fasi di smontaggio, di assemblaggio e rimontaggio fino a che sia limpida, per un processo di purificazione che comporta una ri-nascita di un neo-logismo come equivalente di un neo-nato: soaltà, soàloghi, epifàtico, esterienza, neurostelle, agriverbo, sognagione, soàle, sacerspazio, astroparole, versiadi ecc…ecc…

Tutte sue creature qualcuna già adottata da Madre Lingua Italiana.

Stabilire quale sia il Vero tra Sogno e Realtà è cosa molto difficile, l’uno simula, l’altra inganna, ma comunque, sia nell’uno che nell’altra, una parte di Vero deve esserci e non può che essere quel tratto comune dove risiede la Verità, il tratto della Soaltà, dove non è detto ci sia un’eguale distribuzione di rappresentatività, dal momento che il Sogno ha in più dalla sua la possibilità del sogno da desti, ma dove comunque le parole tendono ad una profondità che è salita dalle impurità, ascensione come i fiori nati nel letame che fremono di raggiungere quell’altezza che è altitudine profumata.

Guglielmo Peralta è la dimostrazione vivente che non è vero che i filosofi sono i nemici dei poeti, come qualcuno ebbe a dire.

In lui queste due figure convivono abbracciate, Poesia e Filosofia, unite dallo stupore dello s-guardo, che è  “Visione interiore” in un continuo scambio per tracimazione osmotica e a seconda del prevalere dell’una sull’altra, sempre in armonica condivisione, si ha, perché no?, il Poèsofo o il Filoèta, (mi perdonerà il mio Maestro neologista?)

Dietro le quinte dell’occhio sta la scena interiore, distesa visiva, cielo dove splende la luce dell’«est», unico luogo in cui il Sogno si concede a quello s-guardo che è attore, spettatore, autore e che opera quella unione di sogno e realtà da cui nasce, per seduzione, il Teatro della Soaltà, vero e proprio Tempio di “con-templ-azione” per lo s-guardo, teatro “naturalista” ma solo nel senso che offre “lo spettacolo di una natura personale, intima, creatrice”

Per imparare a sognare è necessario «essere» e l’est è quel verbo di luce che lo s-guardo dovrà “ascoltare” sulla scena interiore, ai fini del sogno.

L’esperienza dell’est diviene “esterienza”, punto di vista cardinale per lo s-guardo, rivelando sulla scena del mondo la Soaltà.

Per Guglielmo Peralta la Soaltà è la vera personificazione dell’Altro e dell’Altrove cui aspira la Poesia, partendo già dal confine del reale per proiettarsi all’esterno come proiezione della propria interiorità, una sorta di realtà come proiezione di uno stato d’animo affatto purificato in una assoluta aseità, mondato cioè da quelle impurità del falso vivere.

Misticismo, ascetismo, visionarietà sono gradini di un’ascesa ora contemplativa ora estatica grazie alla quale Guglielmo Peralta pone in un centro spirituale e religioso la sua visione poetico-filosofica del Mondo, nella sacralità illuminante della Bellezza e della Poesia.

 

lunedì 19 giugno 2023

https://www.sololibri.net/Il-teatro-della-soalta-Peralta.html 

 

Il teatro della soaltà. Soaloghi

Il teatro della soaltà. Soaloghi

Già autore di diverse sillogi poetiche, vincitore di premi letterari quale il Cesare Pavese nel 2012, Guglielmo Peralta in questa fascinosa e accattivante opera, I l teatro della soaltà (Thule, 2022), pone la sua attenzione alla percezione e alla rappresentazione di quello che ci circonda, sospeso tra sogno e realtà.
Un mondo a parte, che Peralta ben sintetizza nel titolo di questo suo ultimo lavoro che ha come sottotitolo di copertina “soaloghi”.

La prefazione, accurata, precisa è di Gianfranco Perriera mentre la postfazione è curata da Franco Di Carlo. Citando Ibsen, nelle parole di un suo personaggio, Perriera nella prefazione dell’opera, volendo significarne i contenuti, rileva come:

La poesia non è la realtà ma più della realtà……Non è un sogno ma un sognare da svegli.

Soaltà di cui all’enigmatico ed intrigante titolo di quest’opera di Guglielmo Peralta, è la congiunzione di sogno e realtà dove però, dice l’autore, il sogno deve avere la preminenza. La “Soaltà”, scrive Peralta nella premessa, elimina i concetti di realtà e sogno comprendendoli insieme nella loro identità. Si guarda in tal modo oltre la superficie e ci si dispone alla visione dell’oltre.
Il “Teatro della soaltà” di cui il titolo dell’opera è:

Rappresentazione di qualcosa che accade nella scena interiore.

I “Soaloghi”, oggetto di questa pubblicazione, sono i colloqui con la Soaltà, , leggendo i quali si perviene e ci si rende consapevoli della visione unitaria del mondo.
L’ambiziosa e stimolante meta prefissa di questo percorso, di questa indagine, è la ricerca delle radici e dell’origine dell’Essere in un linguaggio sospeso tra poesia e filosofia. Una scelta lessicale che esprime un profondo mondo interiore, poetico e ricco di conoscenze in cui non mancano i simbolismi e i neologismi come “sognazione”, intesa come piantagione e stagione dei sogni.

La poesia è ricerca della bellezza, della perfezione, atto creativo e non solo contemplativo, divenendo verbo, parola, che perviene all’essenza dell’essere.
Una lettura meritevole di approfondimento per la sua poetica, per la sensibilità e creatività e per gli intenti speculativi, anche di ordine metafisico, che rivela a ogni passo.

Diversi i passaggi significativi che rimangono impressi in questo ottimo lavoro di Peralta, come quello riferito all’odierno mondo fattuale dove i sogni appaiono adesso esprimersi nella realtà virtuale e l’richiamando Platone e il Mito della caverna:

Platone- Dunque. Invano aprii gli occhi all’uomo della caverna, prigioniero della sua cattiva vista. Vano fu il suo cammino verso la luce, se ora si lascia assediare alle immagini virtuali; se lo ingannano le nuove ombre; se lo rende ancora più cieco il potere infausto della scienza.

 

Gaetano Celauro