La
vita e il pensiero del mistico si fondano non solo sulla
"visione" estatica e catartica, sulla contemplazione profetica ed
anche ascetica, ma anche sull'azione concreta, su atti e fatti reali che
avvengono in tempi e spazi precisi della natura e della società: opere,
dunque,
comportamenti (e perciò di rilevanza etico-esistenziale), che accadono
in
luoghi e giorni determinati, inseribili ed inseriti nella quotidianità
"activa"
del vivere e dell'agire, individuale e sociale. L'afflato
mistico-visionario che permea le pagine di questo intenso e vitalissimo
saggio
teorico-critico-filosofico di Guglielmo Peralta, fa sì che la sua anima
di
scrittore, teorico, poeta e di uomo, sia in continua tensione
(metafisica e
insieme "naturale") verso l' "Unione", verso l' "Identificazione" con
l'Assoluto (della Bellezza e
della Poesia), che non gli impedisce, però, di distaccarsi
progressivamente
dalla Conoscenza, sia sensibile sia razionale, caratteristica della
Logica
classica e canonica, aristotelica, perdendosi nel Tutto e nel Mistero,
nel
Mistero del Progetto e nel Progetto del Mistero: ma che lo fa restare
fermo e
saldo nella sua dimensione, certamente religiosa, dello stupito e
sorprendente
Cantore del Sogno - (della Poesia) - della Realtà, di quella che egli
definisce
SOALTÀ. Cantore, anche dantesco, della sua "Mirabile Visione". Il
Sogno e la Poesia fanno parte di uno spazio espressivo integrale che è
la
Realtà e la Bellezza, nella loro totale interezza e Verità. Peralta
dunque
supera, per mezzo della carica analogica e dell'invenzione metaforica
della
Parola (poetica), l'eterno contrasto tra Vita e Sogno, non nella
dialettica
sintetica né nell'ossimoro permanente, ma in una dualità non dicotomica,
priva
di antinomie, che conduce, quindi, alla loro sostanziale equivalente
speculare
Unità.
La Poesia e la Bellezza si collocano così al
centro del discorso critico, teorico e filosofico-poetico di Peralta, in una
dimensione integralmente "sacra", che è quella della meraviglia e
dello Stupore, la stessa che sentirono i primi, frammentari, poeti pensatori
dei primordi di fronte al Mondo Naturale e Umano, e al mistero della loro
conoscenza: una dimensione, quindi, tra sogno e realtà, unica via da percorrere
per giungere alla Contemplazione e alla Visione della Verità, il cui S-Guardo (divino
e umano insieme), dà e genera forza est-etica alla vita, alle opere dell'uomo e
all'Energia Creativa e Attiva. La Via dello Stupore è la via della Conoscenza e
della scoperta della Verità, dell'Illusione e dell'utopico Principio-Speranza:
la Via è quella leopardiana e di Hölderlin, del Pensiero Poetante:
l'aristotelico principio di non-contraddizione è definitivamente demolito e
superato in quello dell'Unione-Identificazione di Essere e Nulla, Sogno e
Realtà, Poesia e Bellezza, Spirito e Materia, Umano e Divino. Esiste soltanto
il Presente Infinito,Voce dell'Essere, Parola del Principio e Principio della
Parola, Canto Iniziale della "Trasfigurazione" e del "Trasumanar"
e della sua Organizzazione, della Verità e del Bene-Bellezza. La
Soaltà, ci suggerisce Peralta, conduce e guida verso il Mondo attraverso la
Voce, appunto sacra e illuminante, dell'Immaginazione e del Silenzio, fa Vedere
Guardare e Ascoltare, chiamati dalla Parola Nuova, Rivelazione e
Rap-present-azione (teatrale e scenica), epifanica, della Sublimità del Vero, del
suo Spazio Sacro, est-etico: la sua Forma è ideale (non in senso platonico),
Soale e ci fa scoprire le Forme e l'Essere delle Cose e della Realtà, la loro
Luce e Origine, e non il loro effimero e fallace apparire. L'In-finito, per Peralta,
rientra nella Realtà di una dimensione dello s-guardo ammirato e sorpreso,
proprio dell'Immaginazione Creativa e dell'Atto Poetico di Conoscenza, come ci
propone l'ultimo Heidegger, interprete di Hölderlin e Trakl. Al di là
dell'interpretazione freudiana, Peralta ci indica una teoria del Sogno non
vinto dalla Realtà (anche quella dell'Inconscio) e di una Realtà non trascesa
dal Sogno, ma di un Sogno che dà vita e evidenza alla Realtà e la rap-presenta
per mezzo del suo S-Guardo creativo, positivo e intuitivo, della SOALTÀ, fenomeno
che conferisce Verità alla Realtà, le toglie le effimere apparenze umbratili,
che divengono Realtà consistenti, e noetiche.
Ecco quindi che la
"Sognagione" è la "piantagione" e la "stagione"
dei sogni, il loro Spazio e il loro Tempo, Luogo e Idea dell'Infinito: la
Divina Bellezza è il Tempo e il Luogo Archetipico della Parola Poetica, del
Canto ideale e del Verbo Universale della Poesia, la sua Immagine "kalosferica".
Il Poeta è il "traduttore" della Bellezza nella sua attività creativa
ed espressiva, nella sua operazione di Stile, la Poesia come Azione e Atto
anche pragmatico e concreto, non solo contemplativo e pieno di
am-mirazione e di "stupore", la cui "Via" (del "cuore")
è scelta dalla "ragione che riflette con la luce della Bellezza": la
ragione si trasforma in "ideale" ed è "reale", e viceversa,
è insomma "soale", facendo venir meno ogni distinzione tra reale, ideale
e razionale, e tra Io e Non-Io. Il sogno diviene così, per Peralta, "un'idea
reale" e la Poesia è un Evento unico e assoluto, nutrito dall' "albero
della visione", dallo s-guardo che si fa sogno, idea, e produce la
Parola della Poesia, la volontà e l'Azione dell' "inventio", la
rappresentazione lucente della Bellezza del Creato. Bellezza Verità e Bene
sono corrispondenti al senso e al sentire est-etico, conoscitivo ed espressivo.
L'apparato lessicale e la scelta stilistica
di carattere filosofico-poetico, sono ricchi, inventivi, intuitivi, creativi e
innovativi, originali e singolari, ed esprimono un forte e variegato, intenso e
limpido, profondo mondo interiore, poetico e di conoscenze, di sentimenti: la
sua cultura e il suo cuore di poeta, di filosofo e di critico, sono sicuramente
e assolutamente personalissimi, ma sono anche l'effetto delle sue vaste
competenze e capacità di analisi, di sintesi, di invenzione: le sue parole sono
"astroparole", parole-stelle, parole-pianeta e parole-cometa, e
perciò nuove, diverse, particolari: espressione, rispettivamente, di luce
propria, riflessa, nuova. Ma le sue principali e fondamentali essenziali parole
sono quelle "cometa", quelle che fanno ammirare e rappresentare una
Luce Nuova. L'espressione, perciò, è varia e polivalente, spesso analogica e
metaforica: ora concentrata e semplificata, asciutta, leggera, ora più
complessa e pluristratificata, raziocinante (per analogismi), ora terrestre ora
celeste e pura, lirica: una prosa, insomma, poetico-filosofica che fa pensare a
Leopardi come "phare" preferenziale, ma anche ai grandi
poeti-filosofi del Romanticismo, ai testi biblici, alla filosofia tomista, e al
magnifico "La vita è sogno" di Calderòn de la Barca, per la
compresenza di simbolismo astratto e concrezione realistica e del ruolo, primario
e vincente, positivo, dell'Azione Umana rispetto al Destino.
Le letture di Guglielmo Peralta sono, quindi,
molteplici e di diversa origine e approfondimento ma, finalmente, si può
affermare con certezza che la sua poetica e la sua opera sono e restano il
frutto di una sensibilità fluida e creativa, assolutamente originale nel pur
non vasto panorama storico-letterario della prosa-poetica, non solo italiana.
L'analisi di Peralta, in realtà, è mossa e condotta e sempre accompagnata da
quel "sentimento" o coinvolgimento e speculazione, che definirei "en-tusiasmo":
Peralta, infatti, ricerca la Verità del Mistero, non solo nel potere del
Sapere, ma anche e sopra tutto nel "nostro cielo interiore", dimora, abitazione,
Regno (del Segreto) della trasfigurazione della Bellezza e della Poesia (e nel
loro Sentiero, linguistico ed espressivo), dove e quando Dio è dentro di noi, nella
nostra carne e nella nostra anima. Come per Hölderlin, la Poesia è quindi una
"Vocazione", una "Chiamata Divina", una Luce, un Sogno, una
Visione nella notte, nel tempo "sacrilego" della Tecnica e del
Consumo, del camaleontico e aggressivo, oppressivo, omologante Potere del nuovo "TurboCapitalismo". La
funzione della letteratura e della filosofia, in questa dispersa distrutta
situazione, non può che essere, come ci suggerisce e fa capire Guglielmo
Peralta, quella di ridurre e addirittura eliminare tutte le scorie e i residui,
i frantumi
della cronaca e della storia attraverso la via della Poesia e della Bellezza,
un percorso non-mimetico né di rispecchiamento, ma di una nuova invenzione, una
nuova e diversa creazione.
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