di Guglielmo Peralta
Ci sono delle parole delle quali c'innamoriamo. Sono le parole sognate dai poeti. Nel loro suono c'è bellezza, c'è il respiro del cosmo, perché in esse vive lo spirito della Parola creatrice. Di una parola m'innamorai circa trent'anni fa. Essa venne a cercarmi attraendo la mia attenzione e facendomi viandante sulla via dello stupore. Soaltà è questa parola nuova, sbocciata all'improvviso come un fiore e che in sé unisce sogno e realtà. La via dello stupore indica un percorso da seguire per ritrovare quella sensazione di meraviglia che non siamo più in grado di provare. Ed è un cammino, un volgersi, innanzitutto, verso ciò che può e deve orientare i nostri passi nel mondo facendoci da guida, e cioè verso la Bellezza, la quale può illuminare e rinvigorire l'umana ragione dandole nuovo senno, destandola dal "sonno generatore dei mostri", nel quale essa, da troppo tempo, è sprofondata. Questo cammino è un modo di vedere, un modo di essere per la Bellezza, un adeguarsi e aderire ai sentimenti che questa virtù ci ispira: al Bene, o al Buono, innanzitutto, che è strettamente congiunto con il Bello. ("In principio", bellezza e bontà furono qualità inscindibili in ogni creatura, perché trasferite dal Verbo divino e contemplate da Dio stesso in ogni cosa creata).
Dietro le quinte dell'occhio, il sogno apre
il sipario del grande teatro interiore dove la Bellezza va in scena offrendosi
al nostro s-guardo. È con questa visione,
la quale rinnova i nostri occhi, che dobbiamo incamminarci, che dobbiamo
guardare la realtà contemplandovi il sogno che la costituisce. Sogno e realtà
non sono in contrapposizione. Sono strettamente congiunti, e soaltà è il nome
che esprime questa loro unione. Il sogno non è ciò che appare durante il sonno, né il desiderio che accarezziamo ad occhi
aperti, ma è l'idea, la rappresentazione
che lo s-guardo creativo suscita e contempla e che poi si traduce in parole,
opere, cose. La visione soale è un modo nuovo di conoscere il mondo, non
attraverso i sensi che lo tengono fuori, ma attraverso lo s-guardo, attraverso
questo senso interno, che lo
riconduce «dentro», nel luogo della sua origine. La soaltà è in noi, ed è il
mondo, nel quale convergono e si fondono le due realtà: quella umana del sogno
che genera la natura seconda o artificiale, e quella divina della natura, da
cui l’uomo trae la materia prima, la quale veste il sogno dandogli un corpo e
ricevendone, a sua volta, la forma. In questa trasfigurazione e incarnazione
del sogno, in questo suo andare oltre la propria figura per farsi realtà visibile restando invisibile, per farsi
altro da sé restando identico a se stesso, c'è il grande realismo della visione
soale, che attribuisce al sogno quella doppia realtà: interiore ed esteriore.
Essere realisti, secondo il punto di vista della soaltà, è toccare il sogno nel corpo della realtà e costatare che essa non è solo materia, natura morta, ma spirito,
perché tale è il sogno che la anima.
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